
، 章 ▭▬ 𝗻𝗶𝗻𝗲 ɞ
꒰ -morrigvn & -sandprince's work ꒱
❛ 𝑳𝒆𝒈𝒆𝒏𝒅𝒔 𝒏𝒆𝒗𝒆𝒓 𝒅𝒊𝒆
𝑾𝒉𝒆𝒏 𝒕𝒉𝒆 𝒘𝒐𝒓𝒍𝒅 𝒊𝒔 𝒄𝒂𝒍𝒍𝒊𝒏𝒈 𝒚𝒐𝒖
𝑪𝒂𝒏 𝒚𝒐𝒖 𝒉𝒆𝒂𝒓 𝒕𝒉𝒆𝒎 𝒔𝒄𝒓𝒆𝒂𝒎𝒊𝒏𝒈 𝒐𝒖𝒕 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒏𝒂𝒎𝒆?
𝑳𝒆𝒈𝒆𝒏𝒅𝒔 𝒏𝒆𝒗𝒆𝒓 𝒅𝒊𝒆
𝑻𝒉𝒆𝒚 𝒃𝒆𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒕 𝒐𝒇 𝒚𝒐𝒖
𝑬𝒗𝒆𝒓𝒚 𝒕𝒊𝒎𝒆 𝒚𝒐𝒖 𝒃𝒍𝒆𝒆𝒅 𝒇𝒐𝒓 𝒓𝒆𝒂𝒄𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒈𝒓𝒆𝒂𝒕𝒏𝒆𝒔𝒔
𝑹𝒆𝒍𝒆𝒏𝒕𝒍𝒆𝒔𝒔 𝒚𝒐𝒖 𝒔𝒖𝒓𝒗𝒊𝒗𝒆 ❜
Kori non sapeva per quanto ancora avrebbero resistito.
Avevano ricevuto notizia del fatto che i ragazzi nella villa erano riusciti a chiamare aiuto, non rimaneva che attendere l'arrivo dei pro heroes, ma la situazione nel grande spiazzo era tutt'altro che tranquilla: Onikuro si era gettata su Yuma, tenendo impegnato il ragazzo ed impedendogli di sviluppare incanti troppo complessi e rapidi, ma i costrutti di ghiaccio parevano quasi animati di vita propria.
Quelle bestie gelide continuavano ad attaccare, ed attaccare, senza fermarsi o dare ai ragazzi un momento di respiro. Rei e Kori, spalla contro spalla, si proteggevano l'un l'altro, cercando di guadagnare tempo, fino a quando non avvenne.
Kori avvertì quei colpi mentre ancora venivano creati, ma ciò non li rese meno letali, più evitabili. Rei non sarebbe mai riuscita ad evitarli, neppure se l'avesse avvertita, i suoi riflessi non sarebbero stati abbastanza pronti. Per questo, gli venne in mente solo una cosa da fare: con energia spinse indietro la ragazza, dandole un colpo di bacino e proiettandosi, di conseguenza, nella traiettoria di lancio dell'oggetto. Non fu chiaro se fosse stato volontario o si fosse trattato di un errore, neppure Kori stesso sapeva se dentro di sé fosse consapevole di poter esser colpito. Tutto ciò che percepì poi fu dolore.
Una forma di dolore acuta, assordante, enfatizzata dall'altissima sensibilità della sua pelle che lo portò ad aprirsi in un grido straziante, mentre quella scheggia di ghiaccio provocava un lungo taglio che dal sopracciglio destro raggiungeva la bocca. Sangue vivido e caldo iniziò a colare denso dalla ferita, la carne viva e pulsante si percepiva al di sotto, non riusciva a parlare, a concentrare la sua attenzione in qualcosa che non fosse l'atroce sofferenza che quella ferita gli causava.
Fu forse per questo che quel secondo attacco venne notato troppo tardi, fu per questo che neppure lui fece in tempo a reagire a quella seconda scheggia, troppo piccola per poter esser vista chiaramente, troppo veloce per poter essere evitata. Rei era stata distratta dall'urlo di Kori, dai sensi di colpa derivati dalla consapevolezza di aver fatto ferire il compagno di classe, dal caos generale della situazione, e vide l'attacco quando ormai non poteva far nulla per evitarlo.
Dopo una manciata di istanti, non vide più nulla.
Con precisione chirurgica quella scheggia aveva colpito il suo occhio sinistro, un colpo pulito, sottile, decisamente meno macabro di quanto avrebbe potuto essere. Sembrava quasi che Yuma avesse voluto dimostrare la precisione del suo quirk, quanto potesse essere pulito, fluido, e dannatamente rapido.
Ben presto a sostituire l'urlo di Kori sopraggiunse quello di Rei. La scheggia di ghiaccio si era dissolta pochi istanti dopo aver colpito il bersaglio, quando ormai il danno era fatto, e si era sciolta creando una lunga scia acquosa sulla guancia della ragazza, mescolandosi al sangue che sgorgava dalla ferita. Il dolore era atroce, insopportabile, la visuale sfalsata da quell'occhio che non era in grado di vedere, la mente confusa, che ancora doveva elaborare gli avvenimenti. Crollò sulle sue stesse ginocchia, Rei, portando quasi incredula una mano al volto, tastando la sostanza acquosa ed umidiccia che macchiava le guance. Impossibile comprendere se stesse piangendo, in mezzo a quel casino, ma sarebbe stato perfettamente comprensibile se lo avesse fatto.
Con un ruggito Onikuro tornò ad incalzare Yuma, feroce, la consistenza ombrosa sufficiente a concederle attacchi anche meschini, impalpabili sino a quando non era troppo tardi per schivarli. Ciò fu sufficiente a concedere a Kori di aiutare Rei ad allontanarsi dal centro dello spiazzo, a cercare rifugio vicino alla villa, da cui ben presto uscirono Midori e Tetsuya.
Anche i due ragazzi avevano dovuto ingaggiare un combattimento, un misterioso uomo aveva rotto una delle finestre sul retro accedendo alla villa e prendendoli alle spalle.
Tetsuya si sorreggeva una spalla, un profondo taglio sembrava rendergli quasi impossibile muoverla, ma tutto sommato erano vivi, ed erano riusciti a chiamare aiuto.
I pro hero erano già per strada, pronti a venire in loro aiuto.
I tre ragazzi aiutarono come poterono Rei, Midori recise un lembo della sua camicia per tamponare la pelle e per coprirlo, mentre Tetsuya cercava di capire cosa fare per sistemare il lungo taglio sulla guancia di Kori, che non sembrava ancora essersi ripreso. Il suo quirk era certamente utile in combattimento, ma il dolore che provava quando veniva ferito era tanto incrementato da rendergli difficile pensare.
Ancora una volta, tuttavia, il nemico era dietro l'angolo: una delle bestie di Yuma, un grosso leone, si stava avvicinando, nonostante nessuno dei ragazzi fosse momentaneamente pronto ad affrontarlo, o anche solo a difendersi. Prima che tuttavia potesse fare qualcosa, un sonoro pugno lo ridusse in mille pezzi, mentre il viso di Berserker si mostrava finalmente agli studenti.
I rinforzi erano arrivati.
Onikuro era riuscita a portare i ragazzi alla villa e aveva chiesto aiuto, erano riusciti a resistere abbastanza a lungo da permettere ai pro hero di arrivare. Ma a quale prezzo? Euterpe aveva visto i suoi ragazzi urlare per il dolore, essere feriti in modo irreparabile, essere costretti a dar fondo ad ogni loro energia, ad ogni singola goccia di forza per mettere in moto i loro quirk, per non soccombere.
I villains si erano ancora una volta dimostrati per ciò che erano: una minaccia da non sottovalutare, in grado di tener testa anche a eroi professionisti. Era incredibile che dei ragazzi fossero riusciti a resistere così a lungo contro di loro. Se solo il terrore di perderli non avesse interamente monopolizzato i suoi pensieri, probabilmente Ongaku sarebbe stata terribilmente e maternamente fiera di loro.
Anche prima di quell'evento la sua fiducia nei confronti delle abilità dei suoi alunni era stata totale ed assoluta, ma quello scontro aveva inevitabilmente portato il suo orgoglio nei suoi confronti ad amplificarsi.
Rapidamente tuttavia si riscosse dai suoi pensieri: Echydna si trovava ora nel mezzo del campo di battaglia, aveva ingaggiato uno scontro con il Red Phantom, riuscendo a gestirlo piuttosto bene in compagnia di Daato, concedendo agli studenti un meritato riposo. I quattro ragazzi erano sfiancati, Takeshi continuava a perdere sangue copiosamente, il volto ormai impallidito, era un mistero come riuscisse ancora a rimanere in piedi, e fu ancor meno una sorpresa quando lo intravide crollare, sfinito, appena in tempo perché Koichi riuscisse ad evitargli un pessimo atterraggio ed un plausibile trauma cranico. Onikuro stava facendo ritorno dalla villa accompagnata da Haruki, che copriva le spalle al gruppo di studenti che viaggiavano sul dorso dell'eroina. Sussultò quasi nel notare che molti di loro non sembrassero minimamente nelle condizioni di proseguire in uno scontro. Nella testa di Euterpe risuonavano scottanti le urla di Kenji, i lamenti strazianti quando la sua gamba era stata mozzata, il panico degli altri studenti che avevano assistito alla scena, temendo di poterlo veder morire, di perderlo in quel campo di battaglia come già avevano perduto Fumiko, appena qualche mese prima. Un altro colpo del genere avrebbe inevitabilmente abbattuto la classe, se quella era una dimostrazione di forza dei villains, sicuramente era di un certo effetto. Vide il dragone di Kaiyo imperversare e consumare qualunque cosa gli capitasse attorno, comprese le energie del ragazzo, e vide Yori cercare nel panico di aiutare Kenji, di non lasciarlo morire su quella spiaggia, mentre Kusarigama affiancava Leviathan nel contrastare la potenza distruttiva di Tooru.
I ragazzi del suo gruppo non erano davvero messi meglio: Airou vantava ora una diffusa ustione sulla spalla destra, la stoffa della maglia si era fusa alla carne e doveva essere rimossa il prima possibile, per evitare infezioni, ma il ragazzo non sembrava essere eccessivamente pronto ad arrendersi, continuando ad affiancare Ai, attualmente non poco ferita. Deus Ex non era riuscito a colpirla come aveva sperato, interrotto da un raggio di luce di Airou, ma aveva stretto il braccio della ragazza in una morsa dolorosa e, nel tentativo della ragazza di fuggire, ancora troppo confusa dalla botta in testa per riuscire a teletrasportarsi, aveva con ogni probabilità rotto il suo polso, ora immobile. Il dolore era stato sufficiente a far recuperare lucidità alla giovane, ma il teletrasporto seguente era stato confuso e la nausea e l'emicrania le stavano creando non poche difficoltà. Okami, pur guadagnandosi qualche taglio nell'impresa, era riuscito a tirare indietro Shirou, quest'ultimo era ormai per gran parte ricoperto da affilate scaglie e non sapeva con esattezza come impedire che il suo quirk continuasse ad agire per i fatti suoi.
«Where there is desire, there is gonna be a flame »
Il pensiero di portare a termine il più rapidamente possibile quello scontro, di poter aiutare ancor di più i suoi studenti e i suoi colleghi, portò la sua voce a raschiare nuovamente la sua strada verso l'esterno, in un soffio d'aria che si diffuse e permeò la pelle di tutti i suoi alleati.
« Where there is a flame, someone's bound to get burned »
Era stremata, il suo quirk attivo da quelle che sembravano ore (non avrebbe mai saputo definire nello specifico da quanto tempo stessero combattendo, ma se i rinforzi erano giunti da Musutafu, non doveva essere da poco) eppure l'adrenalina le concedeva di andare avanti, di sopperire alla fatica altrui con quella che sapeva fornire.
« But just because it burn, doesn't mean you're gonna die »
Ogni stilla di concentrazione era volta a mantenere attivo l'incanto, a spingere quella cupola di energia benefica sempre più lontano, ad alleviare sofferenza, timore, per lasciare un vago sentore di serenità che rendesse meno duro il momento.
«You gotta get up and try, try try »
Le note del ritornello di quella canzone continuarono a risuonare e a rimbombare, ancora. E ancora. E ancora. Ormai Euterpe a malapena sapeva se stesse continuando ad articolare quelle parole o se semplicemente stesse armonizzando la sua voce e il testo della canzone si stesse ripetendo come un giradischi rotto nella sua testa.
Però i loro sforzi parvero avere effetto: lentamente, ma in maniera indubbia, i villains iniziarono ad indietreggiare e gli Hero ad avanzare, a metterli alle strette, a convincerli alla ritirata. Gli studenti che potevano ancora combattere, che se la sentivano, avanzarono con gli eroi professionisti, accompagnandoli in quella piccola vittoria, mentre Euterpe si lasciava sfuggire un piccolo sorriso. Un sorriso che tuttavia non le concesse di interrompere l'utilizzo di Mistress of Song, di dare riposo alla sua voce, anzi, il pensiero di esser ormai alla fine, di aver guadagnato una piccola vittoria sui loro nemici, la spinse ancor di più a dare il meglio di sé. Si lasciò apparire sicura di sé, decisa, voltando appena il capo verso i suoi studenti, incitandoli a resistere ancora un poco, anche se per primo il suo corpo era pronto a cedere.
Fu nel clamore di quella battaglia ormai agli sgoccioli che tutto avvenne.
Troppo repentino, troppo rapido, imprevedibile anche per i sensi più acuti.
Discese dal cielo, come una qualche creatura celestiale, e altrettanto minaccioso, possente.
Discese e fu tanto rapido che persino agli sguardi più attenti la sua figura in un primo istante sfuggì. Euterpe, lo sguardo rivolto ai suoi studenti, a ciò che accadeva di fronte a lei, affaticata ma interamente concentrata a proteggere i suoi colleghi e i suoi ragazzi, non lo vide. Non si accorse di quella figura angelica che su di lei discese oscura come una divinità della morte.
Per lunghi istanti rimase silente, sbatté rapidamente le lunghe ciglia, confusa, il cielo assolato improvvisamente nascosto da una figura in ombra. Qualcosa di fastidioso continuava a raggiungerle le orecchie, qualcosa di assordante, si chiese per pochi istanti perché non smettesse, perché non riuscisse a portare le mani alle orecchie per mascherare quel frastuono.
Poi giunse il dolore: una fitta al petto, pungente, che le sottrasse il fiato dal petto, mandandola ancor di più in confusione. Smarrita, abbassò lo sguardo: qualcosa emergeva dal suo petto, una figura elegante, allungata e sottile. Gli occhi rosati la risalirono, osservando come la luce si riflettesse su quella superficie liscia, giunsero al punto in cui quella lama si congiungeva ad un'impugnatura elegante, poi notarono un paio di mani guantate di nero aggrappate ad essa.
Le forze la abbandonarono all'improvviso, proprio mentre la figura di fronte a lei estraeva di netto la katana dal suo petto, indietreggiando di un passo con un movimento fluido. Lo sguardo, ora annebbiato, le impedì di vedere il viso del suo assalitore. Cadde in ginocchio a terra, un rivolo di sangue ad emergere dalle sue braccia, sorretta dai due studenti che nel silenzio di quel momento sospeso nel tempo, quasi, si trovavano dietro di lei. Macchiato del sangue della sua professoressa, Shirou si trovò con Okami a doverne sorreggere il corpo esanime, e dovette trattenere un'ondata di bile quando avvertì il rumore umido e flaccido della carne trapassata dai suoi spunzoni, che ancora contro il suo controllo si allungavano e si indurivano. Aveva agito d'istinto, nel tentativo di salvare la donna dalla caduta, ma aveva finito per ferirla ancor di più, mentre sangue caldo colava a lenti fiotti dalle ferite, ora numerose, che ne costellavano il corpo.
Gli occhi di Euterpe si sgranarono per la sorpresa, rimanendo immobili per lunghi istanti nel ricercare il volto di Shirou, confusa, mentre una nuova ondata di sangue fioriva tra le labbra discendendo lungo il mento candido. E per quanto il ragazzo provasse a distaccarsi, a separarsi dalla donna, per liberarla di quella sofferenza, il suo quirk non glielo permetteva, le scaglie continuavano a crescere, e a crescere, lacerando i tessuti e ogni cosa che trovavano. Per un attimo gli parve quasi di udire lo scricchiolio di un osso, ma non ebbe abbastanza coraggio da ammettere di aver potuto causare una cosa simile. Eppure la donna non sembrava addolorata per la morte, no. Quella che per loro era stata sino a quel momento quasi una madre, una sorella, una figura di riferimento, provava dolore per la vita.
Per la vita che abbandonava, per le promesse infrante, per il pensiero di non poter seguire quei ragazzi come avrebbe voluto, come avrebbe potuto. Il dolore di una donna di venticinque anni che si ritrovava da un momento all'altro sul letto di morte, di una donna consapevole di star esponendo i suoi amati studenti alla visione della scomparsa di una figura di riferimento. Avrebbe preferito morire da sola, nella maniera più indegna che potesse venirle in mente, piuttosto che farlo di fronte ai suoi studenti, piuttosto che esporli a quel dolore, a quella pietosa visione.
Realizzare che quel rumoroso frastuono udito poco prima erano le urla dei suoi colleghi, dei suoi studenti, che cercavano di avvertirla inutilmente di quella minaccia inevitabile, fu solo un vago pensiero che navigò nella sua mente ormai offuscata. Non trattenne le lacrime, Ongaku, mentre cercava di voltare il capo, di inquadrare Leviathan, il suo collega, colui con cui aveva gestito gli studenti della 1 A sino a quel giorno. « Scusami » fu un singhiozzo appena udibile, affogato nel sangue che cercava di risalire la sua gola, che già inzuppava la veste rosata e leggera.
Non era certa neppure lei della ragione precisa dietro quelle scuse, forse era dispiaciuta di doverlo lasciare da solo assieme a quella classe che inevitabilmente non sarebbe uscita bene dall'evento, forse era dispiaciuta di non aver potuto evitare quell'attacco, di non aver avuto modo di difendersi. Il suo quirk era sempre stato adatto alle retrovie, non era programmato per proteggerla da un assalto diretto. O forse era dispiaciuta di non poterli più aiutare, di non aver potuto giungere con loro al termine di quella battaglia.
Non importava, aveva solamente sentito il bisogno di domandare perdono, aveva seguito il suo istinto. Rilassò finalmente i muscoli contratti, i tratti del viso si ammorbidirono e gli occhi ormai vitrei, vacui, raggiunsero un'ultima volta gli studenti al suo fianco. Cercò di abbozzare un sorriso appena accennato, prima di sollevare debolmente una mano e scombussolare dolcemente i capelli di Shirou, probabilmente quello più vicino alla sua posizione.
Appena una manciata di istanti più tardi, quella stessa mano ricadde senza forze a terra e l'ultimo respiro lasciò le labbra dell'ormai ex-professoressa responsabile della classe 1 A della Yuuei.
«Estuans interius ira vehementi
Estuans interius ira vehementi»
L'assassino di Euterpe non diede il minimo credito al corpo ormai privo di vita che lasciò dietro di sé, si limitò ad allontanarsi di qualche passo, ridendo ed interrompendo il silenzio tombale che si era creato nella spiaggia. Tutti ebbero finalmente modo di osservarlo nei dettagli: era alto, doveva raggiungere almeno il metro e ottanta, ed era chiaramente un uomo. Non indossava una maglietta, lasciando in vista la muscolatura accentuata, ma non eccessiva. Era un fisico asciutto, estremamente allenato, in mostra sino alla vita, ove iniziava un paio di aderenti pantaloni in pelle adornati da numerose cinghie dello stesso materiale dai moschettoni in acciaio. Ai piedi indossava un paio di alti stivali neri che terminavano all'altezza delle ginocchia, anch'essi lucidi come i pantaloni.
L'unica copertura che avvolgeva il busto erano due cinghie intrecciate ad x di fronte al petto che sorreggevano, sulla schiena, il fodero della lunghissima katana ancora macchiata di sangue che teneva in mano. Il villain aveva lunghi capelli argentei che sfioravano la vita, lisci e lucidi sotto la luce del sole, solamente due grosse ciocche più corte, ed appena sollevate, ricadevano attorno ad un viso dai tratti evidentemente orientali, su cui brillavano maligni un paio d'occhi d'un verde-azzurrino intenso, dalla pupilla allungata e serpentina. Ma indubbiamente ciò che maggiormente aveva attirato l'attenzione era la singola ala, del tutto nera, che emergeva appena sotto la sua scapola sinistra. Era ampia, maestosa, lunga almeno un paio di metri e del tutto estesa, come se l'uomo volesse far occupare alla sua presenza ancor più spazio.
«Sors immanis, et inamis
Sors immanis et inamis »
« Patetica » la voce dell'uomo era vibrante, profonda e roca, ma del tutto disinteressata. Sembrava non esser stato minimamente toccato dal fatto d'aver appena ucciso una persona senza alcuna pietà, senza alcun riguardo. « E' questo il meglio che la potente società degli Hero ha da offrire? E' tutta questa la vostra forza? » l'uomo non parve neppure intimorito dagli eroi presenti, ancora irrigiditi dalla rapidità con cui la situazione si era evoluta in peggio « Pretendere di istruire nuovi giovani eroi quando non siete neppure in grado di proteggere voi stessi, prendere posto in una ridicola top ten senza essere neppure degni di essere ricordati, come bambini che si contendono un premio ».
L'uomo parlava con voce, nonostante tutto, tremendamente carismatica, persuasiva, mentre prendeva a camminare, lentamente, verso il gruppo di villains dietro di lui, voltando le spalle agli hero senza timore. « Giungerà il giorno in cui verranno alla luce le vostre gelosie, in cui diverrà evidente a tutti. Voi tutti credete di avere di fronte a voi un destino lucente, siete convinti di aver di fronte a voi solo la gloria, ma il fato è un dio che si diverte a far credere quanto è falso, è un dio crudele, inumano, che abbatte persino il più orgoglioso degli uomini nel fango » continuò a parlare, mentre le parole si stampavano nella mente di tutti gli studenti, mentre rimanevano impressi i discorsi dell'assassino di Ongaku. « E quando quel giorno arriverà, tutti comprenderanno di aver affidato la loro fiducia a chi la schiaccia e la rende solamente un altro mezzo con cui issarsi per raggiungere la gloria, tutti capiranno l'insita stupidità che si cela nel fidarsi di figure che non hanno mai davvero protetto qualcuno, oltre a non potersi neppure proteggere da sole ». Prima che potesse proseguire, tuttavia, delle urla si sollevarono da poco lontano.
«Veni, veni, venias
Ne me mori facias
Veni, veni, venias
Ne me mori facias»
Leviathan era infuriato, come mai prima d'ora lo era stato. Era un uomo burbero, facile all'irritazione e alla durezza, ma mai davvero irato. Gli occorreva autocontrollo dopotutto per dominare la ferocia del suo quirk.
Eppure, quando vide la spada di quell'uomo abbattersi su Euterpe, quando vide la giovanissima collega crollare a terra, quando udì le ultime parole che gli rivolse, fu difficile per lui contenersi, imbrigliare nuovamente i sentimenti che abitualmente con tanta facilità sapeva dominare.
Avvertì istintivamente gli artigli premere dalle dita, allungandosi ancor di più, e le grandi ali membranose espandersi, allargarsi alla loro massima ampiezza, mentre un ruggito ben poco comune per lui tentava di farsi strada fra le fauci. Rapidamente cercò di farsi spazio, di allontanare gli studenti che erano troppo vicini a lui, per evitare di ferirli. Makoto parve comprendere l'antifona, poiché, seppur infuriata e addolorata quanto il collega, attirò con il suo quirk verso di sé Kaiyo, Tomoe e Yori vicino a lei, che sedeva accanto a Kenji tentando di gestire la sua pericolosa ferita.
Quando tuttavia quell'uomo dai capelli argentei intervenne, quando pronunciò quelle parole, quasi disonorando la figura di Euterpe e ciò che in vita era stata, Yato non seppe controllarsi oltre.
Avanzò, a passo rapido, ma potente, i piedi che affondavano nella sabbia parevano quasi non ostacolarlo neppur lontanamente. Una belva, ferina e letale per chiunque si fosse trovato sul suo cammino, questa era l'aura che emetteva e che chiunque avrebbe potuto percepire. Eppure l'energumeno contro cui sino a pochi minuti prima il gruppo si era scontrato non si lasciò intimorire, lasciandosi scappare una risata, prima di caricare Leviathan con l'ennesima delle sue cariche. Le mani tozze e muscolose del villain tentarono di serrarsi attorno alla maschera metallica del pro hero, si chiusero come una morsa attorno al meccanismo metallico, ma ben presto furono costrette a mollare la presa: Leviathan sollevò una mano, infuriato, il guanto che la copriva fece ben poco per nascondere il calore che la mano al di sotto lasciava traspirare. Questione di pochi istanti ed una fiamma vivace e brillante emerse dalla stoffa scura senza consumarla, ma abbarbicandosi al corpo del nerboruto villain. Fiamme che tentarono di divorarlo, che lo costrinsero ad urlare per il cocente e sofferto dolore. Tentò nuovamente di richiamare a sé la difesa cristallina che lo aveva protetto durante lo scontro, ma contro quelle fiamme poté ben poco: nonostante la struttura resistente, simile al diamante, il quirk di Yato ebbe comunque la meglio, infrangendo quella difesa e tornando a divorare le carni dell'uomo. Fu una questione di istanti, solamente di lunghi e terrificanti istanti, poi al posto della figura alta e piazzata del villain rimase solamente un corpo scosso dalle convulsioni, annerito dal fuoco, morto di una morte atroce, ma sufficiente a distogliere Leviathan per pochissimi istanti dal suo iniziale obiettivo.
Quando tornò a concentrarsi sul villain dai capelli argentei, questo si era ricongiunto ai suoi compagni, altri villains avevano perduto la vita per permetterglielo, opponendosi ai pro hero. « Ci rivedremo, voi tutti. E forse quel giorno avrete aperto gli occhi e avrete ben chiaro cosa sia giusto fare in una situazione simile » fu tutto ciò che l'uomo disse prima che la villain Yoru estraesse il suo libro e una nebbia dorata avvolgesse l'intero gruppo di villains, teletrasportandoli altrove appena una manciata di istanti prima che Leviathan riuscisse a raggiungere il nemico.
Ancora scosso dai tremiti della rabbia, l'eroe al terzo posto nella classifica si voltò, osservando ancora una volta il tetro scenario di morte e sofferenza che i villains avevano lasciato dietro di loro, poi a lunghi passi, silenzioso, si avvicinò al corpo di Euterpe, attorno a cui si erano stretti gran parte degli studenti e verso cui si erano avvicinati anche i pro Hero. Non pronunciò una parola, si fece solo strada fra le persone, abbassandosi per prendere tra le braccia il corpo della donna e rimettersi in piedi, avviandosi silenziosamente verso la foresta, verso la villa e verso l'autobus o i mezzi che li avrebbero riportati a Musutafu.
Il cimitero cittadino, quel mattino, era stranamente gremito di gente. Il sole estivo di un agosto ormai prossimo a giungere al termine vegliava afoso sulla folla di giovani vestiti in nero che sostava di fronte ad una semplice tomba.
Curioso, quanto il mondo potesse risultare insofferente di fronte alla morte. La stessa terra che dava la vita, non si preoccupava di cosa accadeva quando quest'ultima veniva strappata via. Il ciclo del tempo continuava, imperterrito, lasciando solamente dietro di sé lacrime e rimpianti.
Erano passati appena due giorni dal termine della gita, quarantotto ore esatte da quando il capo della Lega dei Villains si era presentato all'improvviso sul campo di battaglia, dando prova della sua forza uccidendo di fronte a tutti Euterpe. Due giorni da quando gli studenti avevano visto per l'ultima volta il sorriso della donna.
Nessuno sembrava preoccuparsi del caldo mentre lentamente tutti avanzavano, piano, chi più affranto di altri, verso la lapide che presto sarebbe divenuta l'unico ricordo della donna con cui avevano trascorso mesi di scuola, che li aveva sempre aiutati, altruista sin oltre il concepibile. Un semplice mazzo di gigli bianchi era posato sulla bara lucida, assieme ad una foto commemorativa che ritraeva una sorridente Ongaku rivolgere un cenno di vittoria alla telecamera.
I suoi parenti, rinchiusi in un doloroso silenzio al fianco della tomba, avevano accennato al fatto che risalisse al giorno del diploma della giovane. Era una delle sue foto preferite, quella in cui secondo lei maggiormente rivedeva sé stessa, ciò che era e ciò che sarebbe voluta diventare.
Il mormorio e i singhiozzi erano nascosti dalla voce straziante della sorella minore di Euterpe, doveva avere la stessa età degli studenti della prima A.
« Constantly guiding despite the cost
Hoping against fear when all is lost
Pity not my destiny, no
My sacrifice is worth this »
Cosa ben peggiore, le due sorelle avevano una voce estremamente simile. Bastava chiuder gli occhi ed immaginare che lì si trovasse Euterpe, perché immediatamente comparisse quasi lo spettro della donna, la sua presenza rincuorante e tranquilla, capace di risollevare il morale anche nei momenti più bui.
Avevano impedito alla stampa di tentare anche solamente di avvicinarsi al cimitero, la stessa eroina prima in classifica, Sylphis, che ora sedeva in prima fila di fronte alla bara, si era imposta sul comitato eroico affinché dessero a quella morte il decoro e la privacy che meritava. Leviathan, come un nero guardiano, sostava in piedi, immobile, sorvegliando i suoi studenti come se fosse pronto a vederli crollare in mille pezzi da un momento all'altro.
Aveva preso molto sul serio l'obbligo morale che Euterpe gli aveva lasciato in eredità con la sua morte: era suo compito ora assicurarsi che a quei ragazzi non capitasse nulla, che fossero protetti da tutto e tutti, specialmente ora che l'evidenza che fossero sotto il mirino di qualcuno di troppo pericoloso per il loro bene era davvero palese anche ai più stolti.
« To see you safe
To watch you grow
Visions of love, my only hope
This loneliness is worth the price
I'll protect you with my life ».
Makoto si alzò dalla sua sedia, ove aveva sino a quel momento aiutato Echydna a riprendersi, a cercare di non crollare di fronte a tutti. Kusarigama comprendeva il dolore dell'eroina seconda in classifica, Euterpe era stata la sua apprendista, poi la sua sidekick, diventando infine una sua collega, l'aveva vista crescere dalla sua uscita dalla Yuei sino alla top ten, solo per poi trovarsi incapace di proteggerla di fronte alla morte.
La professoressa di storia della Yuuei camminò per qualche minuto, avvicinandosi agli studenti, controllando che stessero bene, nonostante tutto. Molti di loro non si erano ancora ripresi dalle ferite ricevute in spiaggia: Kenji sedeva su una sedia a rotelle, il moncherino della gamba appena nascosto dalla gamba del pantalone annodata. Il ragazzo aveva accettato di sottoporsi ad un progetto assieme alla sezione di supporto: i ragazzi del terzo anno, in collaborazione con dei professionisti, avrebbero creato per lui una protesi che gli consentisse di proseguire nel corso di studi per eroi, ma sarebbe stato un percorso lungo, almeno quanto doloroso, che gli avrebbe richiesto mesi di fatica per la riabilitazione, per imparare ad utilizzare quell'arto come se fosse il proprio.
Anche Shirou non era messo particolarmente meglio: nessuno aveva saputo giustificare lo strano comportamento del suo quirk, ma nessuno lo aveva incolpato. L'abuso dovuto a quella perdita di controllo aveva fortemente minato il suo fisico, abbastanza da costringere anche lui a permanere su una sedia a rotelle, incapace per il momento di sostenere sforzi eccessivi. Secondo l'infermiera della scuola, sembrava che il suo corpo avesse per qualche ragione deciso spontaneamente di superare i limiti massimi imposti dal suo quirk, in una mossa autodistruttiva e pressoché inspiegabile. Inutile dire che gli avessero ordinato di non far uso del suo quirk fino a che i suoi valori energetici e vitaminici non sarebbero tornati alla norma.
Rei... si poteva dire che stesse bene, più o meno. I chirurghi avevano fatto il possibile per recuperare il recuperabile, ma la vista del suo occhio destro non era recuperabile. A malapena erano riusciti a far sì di non doverlo rimuovere. Avrebbe potuto ancora utilizzare il suo quirk tramite esso, le lacrime sarebbero continuate ad uscire, apparentemente sarebbe apparso come un normalissimo occhio, se non per il suo colore vitreo e vacuo, immobile.
L'infermiera della scuola l'avrebbe aiutata a fare esercizio per abituarsi alla sua nuova condizione, la perdita della vista da un occhio poteva comportare serie difficoltà, da principio perché andava a perdersi la concezione di profondità, ma anche per la perdita di visuale periferica da quel lato, o più in generale per il peggioramento della capacità di mira. Per il momento, l'occhio ingiuriato era celato da una semplice benda rosata allacciata dietro il capo, cosicché il sole non danneggiasse ulteriormente la pelle fragile e sottile.
La ragazza era seduta, vicino a lei Kori sembrava sostenerla silenziosamente. Anch'egli non era rimasto intatto dopo lo scontro: una lunga cicatrice attraversava ora il lato destro del viso, dal sopracciglio sino al labbro superiore, che di tanto in tanto tremava per involontari spasmi dei nervi che la ferita aveva intaccato. L'infermiera gli aveva assicurato che nel giro di qualche tempo il difetto sarebbe scemato, ma per un mese avrebbe dovuto sopportare quelle pruriginose reazioni.
I rimanenti membri della classe potevano essersi fisicamente del tutto rimessi, ma psicologicamente... quella era tutt'altra storia. Oltre alla perdita della professoressa, oltre alle ferite fisiche, quei ragazzi avevano sperimentato il senso di annientamento che solo un evento del genere può causare: la consapevolezza di essere inutili di fronte al pericolo, di non poter far nulla per evitarlo, non importa quanto ci si sforzasse.
Il ritorno a scuola sarebbe stato decisamente duro.
Nella larga sala riunioni dell'agenzia Sylphis, tutti gli eroi della top ten (ormai top nine) erano riuniti, assieme a diversi membri del comitato eroico e ad alcuni professori della Yuuei. L'incontro era stato indetto con una certa urgenza, richiesto da Leviathan in persona come se ne andasse della sua stessa vita. Ed ora, in silenzio, tutti attendevano che l'uomo parlasse.
Per una manciata di secondi ancora il silenzio permase sulla sala, poi l'hero esordì, dal nulla, diretto come un dardo: « Deve esserci una spia alla Yuuei ».
Per poco all'anziana rappresentante del comitato eroico non andò di traverso il thé che stava pacatamente consumando. Ma fu Sylphis stessa a dar voce ai dubbi comuni: « Cosa ti spinge a dirlo, Leviathan? E' una pesante accusa, un azzardo iniziare a sospettare di qualcuno di interno alla scuola ».
Ma l'uomo non parve farsi tangere dal commento, proseguendo: « Inizialmente avevamo pensato potesse trattarsi di una coincidenza, ma è diventato tutto troppo sospetto. Prima l'agenzia Echydna, poi le attività di tirocinio, ora la gita. E' impossibile che i villains sappiano sempre dove si trovino gli studenti, ci deve essere qualcuno che passa loro informazioni da dentro la scuola ».
Makoto annuì, lentamente, carezzandosi il mento con fare pensoso: « La sede della gita non era segnalata in alcun archivio elettronico, suppongo che tu ed Euterpe steste già sospettando della cosa e abbiate voluto sondare la possibilità che ci fosse un hacker nella scuola, giusto? ». l'uomo annuì seccamente in risposta, riprendendo a parlare: « Nessuno poteva sapere dove ci trovassimo, solamente il preside aveva informazioni in merito, per cui a tradirci deve essere stato qualcuno dei presenti alla gita. Io ed Euterpe temiamo che possa trattarsi di uno studente. In caso contrario, avremmo tra di noi un traditore » non aveva tutti i torti, gran parte degli insegnanti del corso eroico erano eroi appartenenti alla top ten.
Sospirò, poi, di nuovo, la voce si fece quasi esitante: « Visti i precedenti avvenimenti, temiamo che, così come la classe 1A sia divenuta bersaglio dei villains, proprio all'interno della classe si trovi la spia ».
Un silenzio teso calò nuovamente nella sala, prima che Hiyori prendesse l'iniziativa: « dobbiamo organizzare un piano d'azione efficace che ci permetta di proteggere i ragazzi e allo stesso tempo scoprire chi stia dando informazioni ai villains e perché. Mi auguro che siate riposati, perché non intendo lasciar finire questa riunione prima che una soluzione sia stata trovata ». Nessuno trovò qualcosa da obiettare.
Appena una settimana e mezzo dopo il funerale di Euterpe, tutti gli studenti della sezione A e della sezione B vennero richiamati in una riunione speciale all'interno della sala delle conferenze della scuola. La tensione era ancora vivida nei loro volti, specialmente in quelli dei ragazzi della sezione A, che maggiormente avevano risentito della traumatica esperienza. Un basso borbottio, non particolarmente vivace, sorse nell'attesa che qualcuno comunicasse la ragione della loro presenza lì, avrebbero in teoria dovuto avere un'altra settimana e mezza abbondante per riprendersi prima di dover tornare a lezione. A salire sul palco della sala, sorprendentemente, fu l'eroina prima in classifica, Sylphis, ad avvicinarsi al microfono posizionato al centro e ad iniziare a parlare.
« Sappiamo che si tratta di un momento difficile, per tutti noi. Gli eventi delle ultime settimane ci hanno scosso profondamente, tutti noi abbiamo perso un'amica, una sorella e un punto di riferimento. Non per questo però sarò meno chiara con voi su quale sia l'attuale situazione in cui ci troviamo » il viso della donna, per quanto calmo e pacato, trasmetteva tutta la serietà con cui era necessario prendere quelle parole. « Per qualche ragione che non comprendiamo, siete divenuti bersaglio dei nostri nemici più giurati, i villains. Non conosciamo i motivi, ma la cosa è ormai divenuta abbastanza evidente da spingerci a cercare soluzioni per tenervi al sicuro e sottrarvi il più possibile ad ogni forma di rischio. Pertanto, abbiamo già comunicato alle vostre famiglie o a chi per loro che gli studenti di entrambe le classi dovranno trasferirsi con effetto immediato nei nuovi dormitori della scuola, almeno fino a nuovo ordine. Le uscite saranno limitate e, nel possibile, non dovrete girare da soli, non sappiamo fino a dove i nostri nemici possano spingersi nel loro piano, specialmente considerando che non lo conosciamo » sospirò, Hiyori, prima di voltarsi verso il gruppo di professori posto alla porta.« Per quanto riguarda la sezione A, il professor Leviathan si è preso il carico di divenire il vostro professore responsabile sino alla fine del vostro percorso scolastico, o sino a quando non troverà una figura affidabile da scegliere come sostituto. Sino ad allora, verrà aiutato da Kusarigama, per cui per ogni cosa potrete domandare a loro. L'infermiera si è resa disponibile per ogni forma di supporto, che sia per dolori fisici o per un aiuto psicologico, per cui i suoi servizi saranno disponibili ventiquattro ore su ventiquattro. Mi ha anche pregato di ricordarvi di non saltare i controlli di routine, noiosi o imbarazzanti che siano » il discorso sembrò concludersi in quel momento, quando la donna rimase per diversi istanti silentemente chiusa in un silenzio all'interno del quale era ben percettibile la tensione che albergava nella stanza.
« Un'ultima cosa » parve tuttavia poi ricordare « la commissione dei professori tutta ha scelto di ritardare il momento di inizio delle lezioni, per cui avrete un totale di tre settimane per ambientarvi nei dormitori e per recuperare. I professori e noi hero saremo sempre al vostro fianco, non importa cosa accadrà, ricordatelo sempre » e con queste parole si congedò, lasciando gli studenti liberi di seguire i loro rispettivi professori verso le loro nuove dimore.
❬ ⸙: ✰❛ 𝐚𝐧𝐠𝐨𝐥𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐟𝐟𝐞'; ❀❜ ❭
RIASSUNTO IN DUE IMMAGINI DEL CAPITOLO
Gentilmente offerto da Felpy
Zophie ha paura di aver un attimo hypato troppo la situation
attorno al capitolo nove.
Ma lei ci ha pianto, quindi intanto uno degli obiettivi lo ha raggiunto.
E ha deliberatamente aggiunto traumi anche dove non c'erano perché
Voglio dire, perché no?
Quindi considerate questo capitolo come "chill"
Nel possibile, ovviamente, è più che altro un capitolo di ripresa da traumi
pre-esistenti(?).
Detto ciò, ricordate che io e Felpy vvb
Anche se non sembra.
Ed ecco a voi le canzoni usate nel capitolo, in ordine.
- Legends never die (LOL)
- Try (P!NK)
- One Winged Angel (Sephiroth's Theme, Final Fantasy VII)
- Yeul's Theme (Final Fantasy XIII-2)
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